“Caro diario, sono felice solo in mare”
Per chi, come me, ha avuto la “fortuna” di nascere in una città di mare, viene naturale parlare di un rapporto speciale con l’acqua. L’attuale casa dei miei genitori, dove sono cresciuta, si trova a fianco di un piccolo fiume e a circa dieci minuti dal mare. Ho messo le virgolette sulla parola “fortuna” perché, se da un lato mi sono sempre sentita fortunata a vivere a due passi dalla spiaggia, dall’altro mi rendo conto di aver sviluppato la cattiva e malsana abitudine di sentirmi un po’ privilegiata rispetto a chi vive lontano dalla costa. In realtà, questa sensazione di privilegio non c’è sempre stata. Diciamo che, finché da Pescara non mi sono trasferita a Roma, per molti anni ho considerato il fatto che vivevo al mare come una normalità. Nella grande metropoli romana, sentendomi dire “Ah, che fortuna che vivi vicino al mare”, ho iniziato a sviluppare questo pensiero, a cui ovviamente sono seguite svariate domande: merito davvero questa fortuna? Se la meritano i pescherecci che ogni mattina salpano dal porto e contribuiscono ad aumentare il fenomeno della pesca intensiva? E i lidi di balneazione e le villette a schiera sul litorale di Francavilla, costruiti abusivamente a ridosso della spiaggia? Credo che impegnarsi a capire quali sono i problemi della nostra regione e attivarsi per risolverli potrebbe aiutare a rinsaldare il forte legame che le popolazioni della costa hanno con il loro mare.
Il progetto Goletta Verde
Se nasci in Abruzzo, e in particolare sulla costa, impari a familiarizzare con parole come inquinamento marino e acquifero, cementificazione, abuso edilizio, antropizzazione delle spiagge. Dalle parole di Federica Barbera, portavoce di Legambiente per il progetto Goletta Verde, le foci di fiumi e torrenti che sfociano in mare sono ancora un grande problema delle coste abruzzesi, essendo spesso veicolo di cariche batteriche con elevate concentrazioni che minacciano la salubrità delle acque marino-costiere. Goletta nasce nel 1986 con lo scopo di monitorare la qualità delle acque, attraverso una serie di campionamenti svolti da esperti, senza però sostituirsi al lavoro delle Bandiere Blu e dell’ARTA. I campionamenti vengono svolti sempre in punti strategici, dove ci sono state segnalazioni o dove è risaputo che l’impianto di depurazione è scarso o assente da anni.
L’obiettivo è quello di cogliere le criticità e spiegare che l’inquinamento marino arriva quasi sempre dall’entroterra, essendo i fiumi il principale punto di scarico nei mari. Come ribadiscono anche Silvia Tauro, responsabile Legambiente, e Giuseppe Di Marco, Presidente di Legambiente Abruzzo, il problema è quasi sempre cattiva o assente depurazione.
Quest’anno sono stati otto i punti campionati dai volontari e dalle volontarie della Goletta Verde lungo le coste abruzzesi. Due nella provincia di Teramo, due in quella di Pescara e quattro in quella di Chieti. Tre prelievi sono stati eseguiti alle foci di fiumi e cinque sono stati prelevati a mare. Quattro in tutto i punti oltre i limiti di legge: inquinato il punto presso la foce del Vibrata al confine tra i comuni di Martinsicuro e Alba Adriatica; inquinati anche il punto presso la foce del Saline tra i comuni di Montesilvano e Città Sant’Angelo e il punto a mare di fronte la foce del fiume Feltrino nel comune di San Vito Chietino, in località Marina di San Vito. Il punto peggiore, giudicato fortemente inquinato, è quello presso la foce del fiume Alento a Francavilla al Mare, dove mi sono recata personalmente a scattare alcune fotografie.
Manca anche una corretta informazione ai bagnanti: in nessuno degli otto punti campionati dai volontari è stata avvistata la cartellonistica relativa alla qualità delle acque che dovrebbe essere obbligatoria ormai da diversi anni. Per di più, in due delle tre foci monitorate non è presente nemmeno il divieto di balneazione, altro elemento importante per avvisare le persone dei potenziali pericoli lungo la costa.
Le cause?
I tecnici e i responsabili dell’ufficio scientifico, che svolgono le analisi dei campionamenti, sono unanimi nell’affermare che le cause di questi risultati sono dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, il principale veicolo con cui l’inquinamento, generato da un’insufficiente depurazione, arriva nel nostro mare. Le zone dove vengono svolti tali campionamenti sono già interdette alla balneazione per norma di legge, segno che l’amministrazione è perfettamente consapevole della condizione in cui versano le acque del territorio. Goletta vuole accendere i riflettori e far luce sulla gravità della situazione, attivando un dialogo attivo e una maggiore consapevolezza. A detta di Silvia Tauro, in questo quadro i lidi balneari c’entrano ben poco: l’inquinamento interno dei corsi d’acqua parte da altro. La situazione delle concessioni e dei lidi sulla costa abruzzese è ormai abbastanza controllata e un illecito smaltimento di rifiuti da parte degli stabilimenti sarebbe molto difficile da occultare. La Tauro ha voluto inoltre sottolineare un paradosso: quest’anno si è notato, soprattutto in alcuni punti, che i livelli di inquinamento, seppur sempre presenti, sono risultati minori, migliori rispetto agli anni passati. Svariate indagini hanno dimostrato che la principale causa è stata la tremenda siccità che ha colpito il nostro territorio in questa estate. La siccità, avendo ridotto la portata dei corsi d’acqua, ha ridotto anche l’apporto finale al mare. Dobbiamo tenerlo presente perché potrebbe aver falsato o contribuito a far apparire una situazione migliore quando in realtà non lo è.
I responsabili
Una volta appurate le cause di mancata depurazione, confermate da più punti di vista, scientifici e no, ho cercato di contattare possibili responsabili. Il fiume Saline di Montesilvano, la città in cui vivo, versa in condizioni terribili e ogni anno il Comune riceve segnalazioni di rifiuti illeciti abbandonati sulle sue rive. Non a caso il fiume si trova vicino ad una discarica e a diverse Isole Ecologiche, a cui però è davvero difficile risalire. Piuttosto che scovare gli incivili che gettano i propri rifiuti nel fiume, però, spesso è più facile arrivare ad una controparte “maggiore”. In particolare, quello che mi interessava era trovare una testimonianza di una delle fabbriche del territorio, le quali, a causa dei presunti cattivi impianti depurativi, sarebbero tra le maggiori responsabili dell’inquinamento dei corsi d’acqua. A tal proposito, sono riuscita a mettermi in contatto con M. P., responsabile dell’ufficio smaltimento rifiuti della azienda A., situata a Mosciano Sant’Angelo, in provincia di Teramo, è una delle più grandi industrie di carne in Abruzzo, ed è stata accusata nel 2017 di esalazioni tossiche dovute ad una probabile fuoriuscita del depuratore. M. P., che si è rivelato molto disponibile e mi ha anche invitato personalmente a visitare l’impianto di depurazione, ribadisce la virtuosità della sua azienda e di quelle del territorio, sostenendo che oggigiorno tutte le fabbriche sono vincolate a controlli giornalieri o settimanali e i dati devono essere comunicati in tempo reale alle amministrazioni. L’azienda scarica 1 milione di metri cubi d’acqua l’anno, ma l’inquinamento, a detta di M. P., arriva da altro: al contrario di quello che sostengono i volontari di Legambiente, non sono gli impianti di depurazione il problema, ma gli scarichi abusivi di terzi. Dalle parole del responsabile, è emerso che, in generale, gli impianti depurativi (industriali e non), che in Abruzzo sono circa 1500, per norma di legge sono sottoposti a rigide procedure di controllo, e che dunque è impossibile siano responsabili dell’inquinamento acquifero della regione.
Una speranza?
La mia analisi ha dunque condotto a due opinioni ben diverse tra di loro, per non dire contraddittorie. Eppure, la realtà dei fatti, quella visibile, tangibile, è che l’acqua dei nostri fiumi è sporca, inquinata e contaminata. E non lo dicono solo le persone comuni che, come me, vivono a stretto contatto con il mare, ma lo dicono le evidenze scientifiche degli esperti. La situazione, così com’è, potrebbe sembrare ad un punto di non ritorno: chi sostiene che l’inquinamento dipende dai depuratori, chi no e chi va avanti ignorando il problema. Ma nessuno si sforza per cambiare la situazione? Ebbene, seguendo Legambiente Abruzzo nei campionamenti, è emerso che forse, al giorno d’oggi, l’attenzione e la sensibilità da parte dei cittadini nei confronti dell’ambiente stanno crescendo. Banalmente, più persone a Pescara utilizzano la bicicletta (anche se i progetti per piste ciclabili su tutto il territorio sono ancora in attesa), la raccolta differenziata ha preso ormai piede in tutta la provincia e sempre più numerose sono le associazioni che si occupano di sensibilizzare. Tutto questo ovviamente va inserito in un quadro globale dove la situazione ambientale continua a peggiorare ogni giorno di più.
Per agire in tempo, il dialogo va avviato con l’amministrazione e con i circoli regionali delle varie associazioni ambientaliste che possono mettersi in contatto con il territorio più facilmente. Sempre Federica Barbera testimonia che molte volte sono proprio le associazioni quelle che riescono ad attivare una collaborazione. In ogni caso, tanti sono i progetti che vengono portati avanti sul territorio. Tra questi, ad esempio, quello del Life Delfi: i delfini, sapendo che seguendo i pescatori arrivano al pesce più facilmente, rimangono spesso impigliati nelle reti e rovinano gli attrezzi da pesca. Si è creato così un conflitto tra pescatori e delfini che si cerca di mitigare usando dei dissuasori da attaccare alle reti, visivi o acustici, e cercando di sensibilizzare i pescatori cercando di fargli capire come devono comportarsi quando vedono un delfino. Insieme a Life Delfi c’è anche il progetto Life Elife, che mira a migliorare la conservazione delle specie di elasmobranchi (squali e razze) promuovendo le migliori pratiche di conservazione nel contesto della pesca professionale nel Mar Mediterraneo, attraverso la realizzazione di azioni pilota e dimostrative nei porti italiani.
In sintesi, sono molte le realtà che si sforzano di sensibilizzare, di attivare un dialogo e far nascere uno spirito critico nelle persone, e, per fortuna, queste realtà continuano a crescere sempre di più. Coltivo la speranza che un giorno le persone che vivono in Abruzzo possano tornare a sentire un vero legame con il proprio mare e impegnarsi a vederlo tornare pulito come un tempo.