Dal trimestrale Numero 1 – Feste
La Festa del Castello Manfredonico di Mussomeli trasforma il paese in un palcoscenico medievale, unendo tradizioni, religione e folklore. Ogni anno, tra cortei storici e sapori tipici, la comunità celebra la propria storia, riscoprendo un legame profondo con il passato e la cultura siciliana.
Sembra uscito naturalmente dalla roccia, maestoso e imponente, per controllare tutto il territorio della Sicilia centrale. Il Castello Manfredonico di Mussomeli non è solo il luogo del potere delle famiglie che nel tempo hanno governato il piccolo paese della Sicilia, ma è anche il simbolo di una comunità che ogni anno attende di celebrarlo.
Velluto rosso, verde, giallo, filamenti dorati e diademi sfilano per le vie del centro storico: Mussomeli il primo settembre torna al Medioevo. Mentre tutti ricompongono la lista dei buoni propositi e si preparano ai cambiamenti che porta la fine dell’estate, nelle vie dell’entroterra siciliano si rievoca il passato e si ripercorrono le vicende di valorosi cavalieri e nobili dame, in un’atmosfera che ha più a che fare con la leggenda che con la storia.
«I primi due giorni di settembre si attendono» – sento una donna rivelare ad una conoscente incontrata per caso tra le vie del paese mentre passa il corteo e, da quello che vedo, è proprio così. La festa del Castello di Mussomeli è una di quelle manifestazioni che si ripete ogni anno e che, ogni anno, attrae una folla di cittadini. Non sono pochi i mussomelesi di origine che arrivano da varie città europee per partecipare alla festa e non c’è studente universitario che non posticipi il rientro verso il nord Italia pur di restare a festeggiare.
La Festa del Castello di Mussomeli riesce a legare religione, folklore e commercio. Ma sorprende, soprattutto, la sua particolare capacità di mantenere un legame con il passato ed essere sempre, in qualche modo, moderna. La sua storia risale a quando, centododici anni fa, si approfittava della festività della Madonna della Catena, l’iconografia mariana inserita all’interno della cappella del castello, per dedicarsi alla compravendita del bestiame. Questa attività si è via via strutturata fino a trasformarsi in una vera e propria fiera del bestiame, con due giorni dedicati. In questo modo, la fiera del bestiame e la ricorrenza religiosa si sono legate indissolubilmente, diventando i due pilastri su cui si fonda l’attuale festa. Negli ultimi vent’anni però, probabilmente a causa delle nuove opportunità economiche, la fiera del bestiame aveva smesso di esistere. Quella che una volta era l’occasione per valorizzare le attività del territorio è diventata man mano una fiera generalista con bancarelle di ogni tipo che approfittavano della festività religiosa e del corteo storico per animare il viale ai piedi del maniero.
Di recente, grazie ad un comitato creato appositamente quattro anni fa, la fiera ha ripreso la sua attività. Ne parlo con il sindaco di Mussomeli, Giuseppe Catania, colui che ha voluto riportare la tradizionale fiera nel paese. «Negli ultimi otto anni, di fatto abbiamo ripreso quel concetto antico di fiera. Ovviamente lo abbiamo riadattato ai tempi nostri e soprattutto abbiamo inserito eventi di carattere tecnico scientifico coinvolgendo centri di ricerca e università, proprio nel tentativo di valorizzare le razze autoctone presenti in Sicilia, migliorandone la qualità.» La fiera del bestiame del 2024 si è svolta su quattro giorni, dal 30 agosto al 2 settembre, richiamando operatori economici da tutta la regione, in particolare allevatori di ovini, caprini e bovini, oltre a commercianti di attrezzature e macchine agricole.
Oggi, lo scopo della fiera del bestiame è quello di valorizzare le eccellenze del territorio dei sicani e sembra che il risultato sia apprezzato dai tanti professionisti del settore zoologico e dagli appassionati. «Questa sta diventando, ormai lo possiamo dire senza tema di smentita, la fiera di bestiame ovicaprino più grande per partecipazione di aziende di tutto il Mezzogiorno. Quindi non ci sono altre fiere che hanno lo stesso numero di partecipanti che sta registrando la nostra fiera.». L’aria soddisfatta con il quale il sindaco Catania pronuncia quest’ultima frase mi fa intuire che si tratta di un risultato a cui puntavano da tempo e che hanno finalmente raggiunto.
Se il bestiame pare non avere legami con i nobili signori che hanno abitato il Castello, ecco che le figure più eleganti prendono vita, vestendo abiti antichi e riscoprendo le abitudini di un tempo lontano che continua a far sognare. Il corteo storico ha compiuto quest’anno 30 anni. Di fatto è una manifestazione nuova, nata nel 1994 da un’iniziativa di alcuni cittadini mussomelesi con l’intento di arricchire la fiera del bestiame e la festività religiosa, ponendo al centro l’affascinante maniero. L’iniziativa vide da subito il coinvolgimento di diversi cittadini con molte sarte del paese impegnate a cucire gli abiti, artigiani al lavoro per costruire armi in ferro e numerosi volontari pronti a sfilare per la prima volta tra le strade del paese. Il Primo Corteo Storico del Castello riscosse un grande successo, conquistando immediatamente i cuori entusiasti dei mussomelesi. In pochi sono a conoscenza della sua giovinezza, infatti è talmente inserito nella memoria della collettività di Mussomeli da creare il falso ricordo che esista da sempre. Me ne rendo conto quando, chiedendo informazioni ad alcuni passanti, una signora sulla sessantina mi risponde con un sorriso nostalgico: «ero piccola io, figurati!».
Benché siano passati solo trent’anni, il corteo ha vissuto nel tempo numerosi cambiamenti, sia nell’organizzazione che nella partecipazione, pur mantenendo intatto il cuore dell’iniziativa. Qualche giorno prima della festa incontro Cinzia, un’associata della Pro Loco di Mussomeli che quest’anno si è occupata dell’organizzazione del corteo. Mi parla di tutto, dei suoi ricordi, di come ha vissuto da cittadina la festa e l’orgoglio di far parte di tutto questo traspare ad ogni parola. Di lei mi stupisce il fatto che, nonostante stia parlando con me, riesca a gestire le telefonate e i messaggi che le arrivano per risolvere gli ultimi dettagli senza mai perdere il filo del discorso. «L’organizzazione non è semplice», spiega con un sorriso, «ma la sinergia tra la Pro Loco e l’amministrazione comunale ci consente di mettere in scena un lavoro di qualità».
Il corteo è la prima parte di una serata in cui si rievoca il medioevo e le abitudini del tempo. Si apre con gli sbandieratori, i giocolieri, spadaccini e si continua con i personaggi delle varie famiglie che si sono succedute come padrone del castello. Ma il corteo storico di Mussomeli è capace anche di unire vari paesi. «Come ogni anno è presente il corteo di Cammarata o il corteo di Serradifalco o anche molti altri che hanno accolto il nostro invito. E poi gli artisti che durante il percorso sfilano sui trampoli o sono dei musici e suonano musica medievale con strumenti più rudimentali. Ti assicuro che è sempre uno spettacolo. Anche se le cose di anno in anno si ripetono, sono sempre quelle che le persone aspettano».
Una delle figure più rappresentative del corteo è la Castellana, la dama del Castello, accompagnata da un principe. In passato la Castellana veniva eletta, come una sorta di Miss Italia, tra le ragazze dei paesi del circondario. Nel tempo questo contest è stato eliminato e si è preferito scegliere una ragazza di Mussomeli tra quelle che si propongono di indossare l’abito più importante della festa. «Cerchiamo di preferire la bellezza nostrana. Ma mentre prima si ambiva a indossare l’abito più importante, adesso c’è anche qualche difficoltà nel trovare chi vuole vestire i panni della Castellana». Noto un velo di tristezza e preoccupazione nelle parole di Cinzia, forse perché questo genere di iniziative vive solo grazie all’entusiasmo di chi non partecipa passivamente da spettatore ma di chi, come lei, dedica del tempo e si mette in gioco. Incontro allora la Castellana di quest’anno, Emanuela. Mentre indossa l’enorme abito bianco e oro, che lei stessa definisce “principesco e leggero” con un sorriso ironico, date le quantità di tessuto e di velluto che compongono l’abito, mi racconta come si sente. «È un’emozione enorme. È un vero onore poter vestire questi panni.» E forse è già calata nella parte, perché il tono con cui mi risponde è quasi regale e raffinato, proprio come quello di una principessa.
Chi partecipa al corteo da figurante, sente la responsabilità di rappresentare il proprio territorio e la propria storia. È il caso di Vania che non è di Mussomeli ma fa parte dell’Associazione Nazionale Cultura e Rievocazione “Croce Normanna di Ruggero II”, una delle realtà invitate dalla Pro Loco di Mussomeli. Vania è imponente nel suo abito, è una veterana dei cortei storici siciliani: «Mi piace rappresentare le nostre radici – poi fa un respiro come se dovesse prendere coraggio – e poi un po’ di visibilità non guasta, piace a tutti. Mi diverto» confessa scherzosamente.
In effetti, la sfilata del corteo storico si trasforma in una vera e propria pièce teatrale: ci si immedesima, si recita, si gioca con il pubblico e lo si conduce fin sopra l’edificio di pietra, tra un giro per le sale dei nobili, la narrazione di una leggenda, lo spettacolo dei mangiafuoco e la speranza di intravedere fluttuare tra la folla Don Guiscardo de la Portes, il fantasma che abita il castello.
E così la sera del primo settembre regala a tutti un po’ di magia e di favola. Ne ho la conferma quando incontro Simona che ha appena visto per la prima volta lo spettacolo del Castello Animato. «È stato davvero bello. Non avevo mai visto nulla di simile» sono le prime cose che mi dice e vedo i suoi occhi ancora lucidi e sognanti. Non è difficile farsi trascinare dall’atmosfera fiabesca quando hai un castello così ben conservato e attrazioni studiate appositamente. Il fascino che questa occasione regala non si esaurisce in un’unica volta. Al contrario, si riaccende ogni volta che si rivive ed è il motivo per cui, il giorno dopo, trovo sui social decine di foto e video di cittadini mussomelesi che non si stancano mai di salire sulla rocca e godere, di anno in anno, dello spettacolo. Non è solo la curiosità di sapere cosa è cambiato o è stato modificato, è la manifestazione del legame e del simbolo che quel castello è per gli abitanti del paese.
Non è stato sempre così. Osservo il maniero, con l’ingresso affollato di gente, e ripenso alle parole del sindaco «il castello era di proprietà privata, rappresentava un bene, un patrimonio che era lontano dalla vita dei cittadini perché non era accessibile e fruibile. Quindi veniva visto solo come una perla preziosa ma che era assolutamente destinata agli aristocratici, ai ricchi e quindi non poteva essere goduta appieno dalla popolazione, dalla comunità». Penso che molte delle persone che oggi vivono il Castello di Mussomeli non sappiano che un tempo non molto lontano non avrebbero potuto visitarlo. Eppure è come se la soddisfazione della conquista del proprio castello da parte dei cittadini di un tempo scorra tra le vene dei cittadini di oggi. Geneticamente trasmessa.
In effetti la festa del castello vive di tradizioni, di racconti che vengono tramandati, di emozioni e vecchie abitudini e, come ogni festa degna della Sicilia, di sapori e cibi che condiscono i momenti. Me ne ricordo mentre passeggio per il viale e vengo attratta dalla folla di bambini e adulti che osservano un uomo stendere un composto su una lastra di marmo. Si tratta della realizzazione del torrone, uno dei dolci tipici di questa festa. Gli ingredienti sono semplici, mandorle e zucchero, ma la vera arte sta nella cottura e nella lavorazione, che può richiedere anche mezz’ora di pazienza e abilità. Il composto, dopo essere stato cotto, viene steso su una lastra di marmo dove viene lavorato affinché assuma la forma di una tavoletta. Il momento della “stesa” è quello che più affascina le decine di persone poste lì davanti, sembra un gioco di magia e sembra quasi che anche fare il torrone sia una delle attrazioni del Castello Animato.
Quando tutti hanno preso il loro pezzo di torrone e sono pronti per andare a gustarlo a casa, parlo con i torronari che ho appena visto all’opera. Si tratta dei proprietari di una delle aziende di torrone più antiche della Sicilia, si trovano a Caltanissetta ma da moltissimi anni occupano un posto alla fiera del castello di Mussomeli. «Quest’anno hanno cambiato molte cose e purtroppo non abbiamo potuto avere il nostro solito spazio.» Sorrido, il modo in cui la signora pronuncia quella frase mi suggerisce che per loro quella bancarella posta due giorni all’anno sempre nello stesso posto è diventata un’abitudine a cui è difficile rinunciare. Mi passa un pezzo del prezioso dolce alle mandorle e continua «ma le persone ci riconoscono lo stesso. Sanno chi siamo. Questa festa è molto sentita e per noi è una grande opportunità per farci conoscere e far apprezzare i nostri prodotti». Non fa quasi in tempo a finire la frase che arrivano altri a chiedere taralli, mandorle tostate e, ovviamente, del torrone. Rimango ancora un po’ lì e noto che ogni persona davanti a quel torrone ha lo stesso sguardo misto tra gioia e nostalgia. «Vengo ogni anno, l’ho sempre fatto.» sento una donna rivolgersi a me, forse il mio sguardo incuriosito è più evidente di quel che penso. «Quando ero piccola con i miei genitori, adesso con i miei figli e prima ancora i miei genitori con i loro. Anche loro- indica i suoi figli che hanno già la bocca piena di mandorle- un giorno verranno con i miei nipoti. Il due settembre deve esserci il torrone a tavola. È così.». Dal modo in cui pronuncia quelle parole sembra che non sia solo una regola della sua famiglia ma di tutto il paese. Così prendo anche io una tavoletta di torrone da portare a casa.
Il due settembre è il giorno dedicato alla festività religiosa con le messe all’interno della scuderia del castello e la processione che porta la statua della Madonna della Catena, protettrice dei carcerati, giù nel viale tra le tante persone che ne approfittano per fare un altro giro per la fiera. E così una volta che ognuno ha avuto il suo spazio, la festa può dirsi conclusa. In poco tempo il viale si svuota e la magia rimane solo un ricordo mentre si torna alla realtà.
Quella di Mussomeli è la realtà di un piccolo paese della Sicilia che soffre per i figli che l’abbandonano alla ricerca del loro futuro e che cerca di valorizzare chi rimane con fatica. Come molti comuni dell’entroterra lamenta la mancanza di infrastrutture e collegamenti e talvolta lotta per mantenere i beni primari. Tuttavia, l’impegno di tanti cittadini è rivolto a trovare modi per promuovere il paese e incentivare il turismo. In questo contesto, nel corso dell’anno, si susseguono diverse festività, sagre e manifestazioni. La festa dei primi due giorni di settembre, però, non è solo questo. È una festa che strizza l’occhio ai turisti ma è soprattutto un evento dedicato ai cittadini. La vera magia di questi due giorni risiede nella capacità di riaccendere, anno dopo anno, l’orgoglio di essere mussomelese anche se non si vive più lì ma soprattutto se si è scelto di rimanere.
La Festa del Castello di Mussomeli stupisce per la sua abilità di intrecciare passato e presente, sacro e profano, povertà e nobiltà. È una festa che incarna lo spirito di questo paese e dei suoi abitanti che vivono cercando la novità e mantenendo la tradizione. Nessuno viene escluso e forse, per questo, Mussomeli è l’unico luogo in cui Settembre è veramente atteso.