Roberto Capra

Roberto Capra

La Georgia e noi: luci e ombre sul cammino di Tbilisi verso l’Ue

Basta farsi un giro a Tbilisi per capire che in Georgia c’è un'irrefrenabile voglia di Occidente. Lo si percepisce camminando per le sue vie, dove le bandiere dell’Unione Europea sventolano al fianco di quella nazionale, ovunque, ad ogni angolo di strada, nei negozi, nei bar, nei ristoranti. Una scelta di campo chiara, limpida e distinguibile come graziose stelline gialle disegnate su sfondo blu. Non è raro imbattersi persino nei vessilli della NATO, appesi alle pareti o incastonati tra gli stipiti delle finestre. Le battaglie si portano avanti anche così; la politica, qui, è dappertutto: sui muri di Tbilisi dominano i colori dell’Ucraina e le scritte “fanculo la Russia”.

Borders. Viaggio al confine polacco-ucraino

Chi entra in Polonia, varcando la frontiera dopo chilometri di cammino, trova il centro di primo soccorso, allestito lungo un piccolo ritaglio di terra che fiancheggia la strada che conduce alla dogana. Sono i gazebo delle organizzazioni umanitarie, delle piccole Ong arrivate da ogni parte del mondo. Ci sono i francesi di “Sauveteurs sans frontières”, poi l’associazione statunitense dei “Sikh”, e poi gli inglesi, scozzesi, spagnoli, i volontari della comunità pakistana in Germania. Le loro bandiere sventolano orgogliose al fianco dei colori giallo e blu.