Ombre romane

Ogni lunedì e ogni martedì, verso le 20:30, Alessandro si avvicina al grande parcheggio di fronte alla stazione Ostiense, e insieme a lui ci sono un’ottantina di persone. Arrivano, si siedono sulla lunga panca di alluminio vicino alla fermata dell’autobus, e aspettano. Di lì a poco arriva un furgoncino, parcheggia, e alcuni volontari allestiscono un banchetto per la distribuzione di pasti pronti gratuiti. Alessandro prende la sua busta e poco dopo mi si avvicina.

Borders. Viaggio al confine polacco-ucraino

Chi entra in Polonia, varcando la frontiera dopo chilometri di cammino, trova il centro di primo soccorso, allestito lungo un piccolo ritaglio di terra che fiancheggia la strada che conduce alla dogana. Sono i gazebo delle organizzazioni umanitarie, delle piccole Ong arrivate da ogni parte del mondo. Ci sono i francesi di “Sauveteurs sans frontières”, poi l’associazione statunitense dei “Sikh”, e poi gli inglesi, scozzesi, spagnoli, i volontari della comunità pakistana in Germania. Le loro bandiere sventolano orgogliose al fianco dei colori giallo e blu.

Bisognerà accontentarsi dell’approssimazione. Diario di uno studente dal confine della guerra

Da un torrente in piena ad un fiumiciattolo alimentato dall’acqua piovana. Se al confine rumeno-ucraino di Siret passavano circa 30.000 profughi al giorno durante l’inizio della guerra, ora non ne passano più di mille. Chi doveva scappare, sembra, l’ha già fatto. Le sirene antiaereo delle città tra Leopoli e Kiev suonano in continuazione, ma l’abitudine le ha fatte diventare un sottofondo musicale. Nelle altre zone, perfino il boato delle bombe è divenuto normalità.

Le vie dell’acqua

Se nasci in Abruzzo, in particolare sulla costa, impari a familiarizzare con parole come cementificazione, abuso edilizio, inquinamento marino e acquifero, antropizzazione delle spiagge. Coltivo la speranza che un giorno chi abita in questa regione possa tornare a sentire un vero legame con il proprio mare e impegnarsi a vederlo tornare pulito come un tempo.

Camp Žilina

Assomiglia più a un campus universitario che ad un accampamento temporaneo. Eppure, a dispetto dei numerosi servizi offerti, sono in pochi a voler progettare un futuro lontano dalla guerra, che persiste. Le donne e i loro figli vivono come sospesi, nell’attesa della chiamata che li riporterà indietro.

A metà strada

Una volta ottenuti i documenti, le lacrime che i richiedenti asilo del campo di Nea Kavala versano non sono solo lacrime di gioia. Sono anche le lacrime di chi, lasciando il campo, lascia compagni di viaggio, amici, componenti della propria famiglia. Qui, in questo angolo sperduto, grazie a persone come Salam, mi sono ricordato di come le relazioni senza secondi fini siano una parte essenziale della nostra esistenza.

Invasi dagli alieni

Entrando nella home di Facebook e indirizzando il motore di ricerca alla parola “parrocchetti”, si troveranno decine di gruppi a questi dedicati. Numerosi utenti amano condividere quelli che sono i loro animali da compagnia insieme ad altre persone, scambiarsi vicendevolmente consigli sull’allevamento e sull’alimentazione dei pappagalli o semplicemente mostrare agli altri la particolarità e la bellezza dei loro nuovi “amici”.

La spiaggia che non c’è

Se rubi un metrocubo dal mare, lui lo recupera o a monte o a valle. Questa legge non scritta, che regola i rapporti tra il mare e l’azione dell’essere umano, è la legge che gli abitanti delle coste agrigentine, in Sicilia, hanno dovuto accettare e constatare passivamente negli ultimi anni. Splendide spiagge ora inesistenti, litorale modificato, paesaggi distrutti: questo è lo scenario alla quale si assiste da diversi anni in quelle zone.

Mango: un messaggio dalla Sicilia

Una carta d’identità simile a quella degli agrumi, appartiene ad un altro frutto, che sempre 4000 anni fa, inizia ad essere coltivato in India ma che, a differenza degli agrumi, si radica nei terreni agricoli Europei solamente mezzo millennio dopo: il mango.

Caszely ha detto no

Palacio de la Moneda, 21 novembre 1973: la Nazionale di calcio cilena viene ricevuta dal presidente Pinochet assieme alla giunta militare, nel palazzo presidenziale. Quale modo migliore per mostrare la propagandistica bontà del regime dinnanzi agli occhi del mondo, se non attraverso il calcio? Era già accaduto nella Germania hitleriana alle Olimpiadi del 1936 e in Italia tra il 1934 e il 1938, quando la nazionale italiana di calcio vinse due mondiali consecutivi, all’ombra di un condizionamento fascista mai del tutto chiarito.